Etichetta: Abandon Building Records (USA 2014)

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Recensioni:

Rockit

Sarà lo stato d’animo in cui mi trovo, sarà la luce grigia che filtra dalle finestre e dai rami degli alberi fuori da camera mia, sarà che se non avessi il parcheggio sotto casa non saprei dove ho parcheggiato ieri notte (e non ho nemmeno preso io la macchina). Questo ep, oggi, mi è servito. Di solito ascolto il disco assegnatomi qualche volta e poi aspetto, ci ragiono, tento di capirlo, sopratutto se mi piace. Questa volta, senza neanche accorgemene, è entrato in loop e non è più uscito. Credo di averlo ascoltato almeno 15 volte: dal the del risveglio al lavare i piatti, dalla presa di coscienza di essere ancora in vita al portare giù il cane (e nel mentre continuavo a sentire la musica che usciva dal balcone).

K-Conjog è Fabrizio Somma, e Fabrizio Somma è un musicista mica male. Questo ep è insolito per definizione (7 tracce + 5 remix fanno 12 tracce in tutto, un ep generoso potremmo chiamarlo), è il frutto di 3 mesi di lavoro passati in casa a pensare, prendere appunti e tradurre pensieri, immagini. E non sto esagerando se dico che tutto diventa poesia. Possiamo dirci che è elettronica, se volete, ma secondo me è un po’ poesia, il resto poco conta. Appena si schiaccia play e parte “Sein” si viene introdotti in questo piccolo gioiellino, questi ambienti ariosi, queste spinte verso l’alto, come fossimo la piuma di Forrest Gump (perché in fin dei conti sembra musica per il cinema). Passati dalla benedizione di Brian Eno, ci spostiamo verso ambienti più glitch con ripetizioni insistenti di pianoforte, poche note, poche sovrapposizioni e un ritmo lento e ferruginoso che diventa hip nel finale, qualcosa di Bonobo, qualcosa di Teebs, o anche niente di tutto ciò.

La traccia successiva, “It’ Impossible for Me to Be Against You”, è un interferenza stabile, che è un ossimoro tremendamente bello: il piano (elemento centrale di praticamente tutto questo lavoro) malinconico e toccante, mi dice che probabilmente mi è entrato qualcosa nell’occhio. “Something to Know, Something to Say, Something to Do” si regge su bassi e ritmi meccanici, warposi, ma è un altro bel racconto. Avete presente quando siete tristi ma siete contenti di sentirvi tristi? “Polite/Impolite” sembra della stessa pasta delle altre, con quei synth e riverberi infiniti, ma poi ti sorprende con i ritmi jungle in coda, imprevisti e rischiosi.

E siamo al singolo “How to Cure Hangover in April” e qui vorrei aprire una parentesi sulla parte visiva (e visionaria, perché no) di questo disco. Andate a vedervi il video girato da Francesco Lettieri con cui si conferma una simbiotico sodalizio davvero azzeccato (già il video di “Qwerty” dal precedente ep di K-Conjog era davvero molto bello) che riesce a dare una doppia dimensione a questo lavoro. E chiudiamo il cerchio con “Enamera”, dove tutto torna com’era ma si ha l’impressione che l’apertura e la chiusura siano lo stato embrionale di questo viaggio. Due facce della stessa moneta, come apparire e svanire nell’aria.

I remix poi sono una chicca dietro l’altra gentilmente concessi da Abandon Building Records, e fungono da gustosi dessert. Che buoni i campionamenti di vocine pitchate nel remix del singolone a cura di Herr Styler che sembra fatto da Shlomo.

Non vi ho ancora parlato del titolo? “Dasein” letteralmente essere in tedesco, ma nell’ambiente della filosofia è un concetto molto più ampio e complicato che non sto qui a cercare di spiegare, ma possiamo appoggiarci al “esser-ci” di Heidegger e la chiudiamo facile. E questo disco sicuramente c’è. Nonostante sembri inafferrabile ed etereo, in realtà ci riporta in contatto con le nostre emozioni, che sono reali, che testimoniano che esistiamo, e quindi anche il disco stesso è più concreto e reale di quanto si possa pensare. Non so se mi sono spiegato, non è facile definire cosa ho sentito – ormai non conto più quante volte – vi invito a farlo anche voi e basta.

Sulla fiducia.

 

Storiadellamusica

Essere. Vivere il mentre. Esistere non nell’immediatezza del momento bensì nell’immanenza della storia. Il termine che Fabrizio Somma, giovane beatmaker dietro il moniker K-Conjog, ha deciso di affibbiare al seguito di “Set your spirit freak!” racchiude uno dei concetti cardine della filosofia sassone a cavallo tra Otto e Novecento, da Hegel a Feuerbach, passando per Nietzsche, Jaspers e Heidegger. “Dasein”, termine tedesco letteralemente intraducibile, può venir assorbito dalla nostra lingua col lemma “esser-ci”. Nella musica contemporanea questo concetto è reso egregiamente dalla tecnica del looping, a dimostrazione di come il confine tra semplice DJ e artista colto sia oramai del tutto sfumato. Fortunatamente.

Se è dunque vero che prima di esserci bisogna essere, “Dasein” prende le mosse proprio da un incipit strumentale/ambientale, “Sein”. Si entra subito nel vivo con “I come from Mentedey”, bellissimo esempio di taglio e cucito sonoro, tra esercizi al laptop e campionamenti, col beat sempre in primo piano a cadenzare il ritmo del brano, mai frenetico. Arriva “It’s impossible for me to be against you”, prettamente più enarmonica per via di interferenze e rumori, tutti effetti sonori digitali di grande impatto. In lontananza un pianoforte sempre più indiscreto ci prepara a “Something to know, something to say, something to do”, allegoria di una pianola impazzita, coi beat che sembrano mimare lo sbuffo di un locomotore in arrivo.

Il lungo ed inestricabile gioco di pianoforti, glockenspiel e batterie di “Polite_Impolite” impreziosce il lavoro di K-Conjog, rendendolo un miracoloso e complesso esempio di nuova intelligent dance music, e proprio qui capiamo di trovarci di fronte ad un produttore che dà linfa a quel filone elettronico rintracciabile a livello internazionale nei lavori di Four Tet e Flying Lotus o, almeno in Italia, in quelli del nostro amato Populous. Prima del potente ed oscuro outro (“Enamanera”), K-Conjog mette a segno un piccolo capolavoro del genere in questione: “How to cure hangover in April”, un brano che si avvale degli arrangiamenti di Nicola Manzan (Bologna Violenta) per quanto riguarda viola, violino e violoncello.

In “Dasein” trovano posto anche cinque remix. Gli Herr Styler, italiani trapiantati a Parigi, puliscono e rendono più poderosa la struttura ritmica della succitata “How to cure hangover in April”; l’americano Offthekey crea una solida stratificazione ambient in “It’s impossible for me to be against you”; il perugino Furtherset mette le mani su “Polite_Impolite” e ne vien fuori un puzzle di underworldiana memoria; il francese Melodium dà un tocco folktronico ad una vecchia chicca di K-Conjog, “Qwerty”; infine un altro pezzo del 2012, “Re: Thinking about Robin” viene remixato da Pawn con l’inserimento della voce di Yukiko.

Non c’è che dire: “Dasein” è bello e pieno di sostanza. È uno di quei dischi di musica elettronica che in Europa potete trovare sugli scaffali senza particolari difficoltà. In Italia queste derive musicali sono invece viste ancora come insufficienti anarchici inconcludenti esperimenti di qualche smanettone di software musicali. Se, all’interno del booklet, Fabrizio Somma afferma che: «Scompariamo nel preciso istante in cui non ci crediamo più», a noi non resta che concludere: «Fin qui tutto bene».

A Closer Listen

Italian artist K-Conjog first impressed us back in 2012 with Set Your Spirit Freak!, a collection of beatscapes that integrated many elements of ambient and modern composition.  He’s now returned with an EP featuring remixes from artists including Pawn, Melodium, and offthesky.

Dasein presents a much subtler side of K-Conjog.  The orchestral elements are toned down, the beats are less intense and the ambient levels are amplified.  Some of the guest artists fight against this tide, restoring the gloss.  At eight minutes, the original version of “Polite Impolite” is a little too long, and it takes half the song to get to the impolite part; but Furtherset goes straight to the marrow with a three minute version, slowing the bpms while pushing the recording levels into the red.  In contrast, offthesky takes the dainty drone of the too-short “It’s Impossible For Me To Be Against You” and adds a couple minutes, allowing it to breathe.  In each instance, the versions are so different from each other that it’s not a distraction to have them both on the same album.  The album highlight, “How to Cure a Hangover in April”, is clearly better in the original version, thanks to a magnificent string finale; Herr Styler adds some upwardly pitched chipmunk vox that seem madly out of place.

Three of the new K-Conjog tracks are presented only in their original versions.  Two of these, “Sein” and “Enamanera”, are brief, serving as the opener and closer; “I Come From Mentedey” is a trip-hop piece built on a pleasant loop, and it’s hard to imagine a remix improving it, although the sneaker-on-gym floor sound could be removed.  “Querty” and “Thinking About Robin”, standout cuts from Set Your Spirit Freak!, are also remixed here; Melodium emphasizes the piano in the former track, while removing the guitar; Pawn adds vocals to the latter, while reducing the role of the orchestral sounds.

The Pawn track poses the biggest question: where is K-Conjog headed?  Vocal or instrumental?  Orchestral or piano-based?  It seems as if the artist is experimenting with different directions and inviting debate.  Most of the remix artists seem to be pushing the artist back to a fuller sound.  As the album’s best segments involve strings, this reviewer’s advice is to reinstate the lush textures of the former work on the next new album.  Set Your Spirit Freak! succeeded because it wasn’t subtle; we always believe an artist should stick to his strengths and expand from there.  (Richard Allen)

 

Cyclic Defrost

Italian electronic producer K-Conjog most recently graced us back in 2012 with his second album ‘Set Your Spirit Freak’, which saw him blending synthetic and instrumental elements to create playful leftfield pop structures. Two years on, this third download-only album on Abandon Building ‘Dasein’ sees more of a modern classical influence creeping into its elegant arrangements, with delicate piano keys providing the predominant element on most of the twelve tracks collected here. Indeed, the fusion of subtle electronics and almost soundtrack style instrumental arrangements occasionally calls to mind the likes of Craig Armstrong. ‘I Come From Mentedey’ sees a swirling ambient intro leading into fluttering hip hop beats and gauzy treated harmonics as looped piano keys cycle endlessly against the rattling snares and wandering bass notes, before the rhythms lock down into a steady headnod groove against distant melodic drones.

If the aforementioned track represents one of the more groove-oriented offerings here, ‘It’s Impossible For Me To Be Against You’ wanders further out into minimalist classical territory, as majestic major piano chords slowly build against hissing bursts of digital noise and crackling textures, in a moment that’s both intimate and coldly melancholic. ‘Polite Impolite’ meanwhile stretches out to eight minutes in length, teasing the listener with a lulling first half built around rippling piano textures, before suddenly tossing in some rattling junglist breakbeats that almost sound like they’re falling to pieces as they roll past. The additional remixes included here are pretty strong as well, with Herr Styler throwing additional pitched-up rnb vocal grabs into ‘How To Cure A Hangover In April’ whilst also beefing up the bass-heavy hip hop grooves, before Furtherset reworks ‘Polite Impolite’ into a mass of pitched-down bass synths and glittering electro arpeggios that represents a suitably dark counterpoint to some of the more elegant atmospheres being explored here by K-Conjog.